venerdì 20 aprile 2012

Giornalismo!


Ho dei capelli che al confronto Cristicchi sembra un nazi. Mi piacerebbe giustificarmi dicendoti che ho un doposbronza, ma sono in realtà semplicemente esausto e sconvolto dalla giornata lavorativa di ieri. Sveglia alle cinque e mezza per raggiungere a piedi da casa di mia zia, la stazione di Arcore. Mentre cammino attraverso questo deserto di cemento e alberi, mi accorgo di una singolare quanto aspra certezza: a me piace la brianza, cazzo...L'aria potresti scambiarla per fredda , in realtà è piacevolmente fresca e la stazione poi, così piccola e dignitosa allo stesso tempo. E' ancor buio, ma sono un abitudinario fisiologico della prima colazione. Entro al bar della stazione e una trentenne con la bocca piena di un cornetto gustato velocemente mi serve un cappuccino con brioche. Ha gli occhiali da pornosegretaria ed è ben equipaggiata con le curve..Roba che se fossi il suo titolare mi divertirei a punirla sessualmente per aver mangiato sul lavoro davanti a un cliente. Vabbè...Distolgo lo sguardo perchè devo pensare al lavoro. Si torna a filmare le interviste a dipendenti e capi della multinazionale il cui personale coinvolgimento ti è stato già raccontato un mese fa.
Real life. Di nuovo. Assistente: io. Di nuovo. Evvai. Allora son lì che attendo il mio trenino per porta Garibaldi ascoltando "calling all destroyers" dei Tsar e una volta a bordo del vagone semivuoto, mi tocca mettere a palla l'iphone per non sentire il canto lamentoso di un extracomunitario che crede di essere ai provini di x-factor. Ma è possibile? Ci dev'essere un nucleo organizzato di arabi che trovandosi soli sul treno si mettono a cantare ad alta voce come dei disperati...Disperati è l'unico termine plausibile anche se all'orecchio suona triste.
Giunto a Porta Garibaldi prendo la metro per Cadorna. L'atmosfera urbana cambia drasticamente. Caotica, furibonda, frettolosa. Rumori frenetici di passi, pioggia e annunci dall'altoparlante della stazione. Non credo di essere l'unico a cui piacciano tutti questi ingredienti sommati con ingnoto ordine cittadino.
Attraverso il Parco Sempione. Qualcosa dev'essere cambiato nei miei dieci anni d'assenza milanese. Il parco è bello ed è pieno di colletti bianchi e segretarie arriviste che fanno jogging. Scusa, coredico lettore ma non posso trattenermi dalla banale uscita "questa è Milano". Pare che la crisi tanto chiaccherata e temuta sia uno specchio per le allodole, un mito da sfatare quando deambulo per attive costruzioni riempite di movimento e lavoro; dai bar che producono caffè a nastro agli uffici che sprizzano telefonate come un colabrodo. Naturlamente è l'occhio di un sognatore a vedere, e la penna di un narratore di fiabe a scrivere. Chiaro a tutti che non è così, purtroppo. Oh sì..Milano mi garba e ci vivrei ieri.
Non sarà il mio habitat naturale, forse perchè penso a quanto sia comunque bella Monza
artificialmente parlando, però Milano affascina il lato più profano e contadino della mia personalità.
Dò un' occhiata all'ora: sono le 7 e 20 e il ritrovo in sede di Real Life è tra 10 cazzuti minuti. Meglio correre. Troppo tardi realizzo che le prime tre persone a cui chiedo indicazioni non sono manco italiane e sì, anche questa è Milano dico io.
Sono ancora distante.. Me lo conferma l'edicolante di via Canova. Corro e d'un tratto il freddo secco del mattino scompare rievocando quell'umidiccia sensazione di calore sudato generato dalla foga e dallo sforzo fisico.
Tardi, merda! sono in ritardo di un quarto d'ora quando giungo al numero 19 di via Lomazzo e mi accorgo, grazie agli dei, di essere il secondo arrivato.
L'operatore, Umberto è già innanzi il portone. Manca Daniela, la giornalista.
Passano secondi e si materializza a bordo di una Giulietta bianca presa a noleggio da Maggioni. Così mi dice.
Si parte in direzione Torino, Vaneria. Sembra il nome di una malattia, cazzo.
"Ho la vaneria"..Oddio mi dispiace!
La macchina è di quelle di nuova generazione e Daniela ci sclera alla grande. Si spegne se ferma al semaforo e durante qualsiasi breve sosta. La tenace e milanesissima capa della mia giornata lavorativa, non capisce che è sufficiente schiacciare la frizione affinchè il veicolo si riaccenda. No, rigira continuamente le chiavi per riavviare il motore e tutta 'sta situazione si rivela notevolmente esilarante.
Dicevo che Daniela è una milanese DOC perchè parcheggia selvaggiamente occultando il passaggio di altri mezzi, se bisogna caricare o scaricare il materiale da ripresa; impreca di brutto nei confronti persino dell'aria mentre ci imbottigliamo nel traffico mattutino; non permette a pedone alcuno di attraversare e c'ha le palle quadrate. Aggiungi al calderone la sua vocazione di giornalista e potrai convenire col sottoscritto, uomo o donna che tu sia, che nell'insieme è sexy.
Magra del tipo nervoso-atletico, look da intellettuale sinistroide apparentemente casual per non dire lasciato andare, capelli indomabili che esplodono in un rosso cespuglio rigoglioso sulla sua testa..Ooh, mi piace. Da un punto di vista di personalità, chiaramente! Sono un professionista e mi comporto professionalmente. Potrei inventare un personaggio sul modello caratteriale di Daniela.
Un'intrepida giornalista incazzosa alla Spider Jerusalem di Warren Ellis.
Le solite manfrine dopo il viaggio di circa un'ora per l'autostrada: alla reception si attardano in subdoli controlli del terminale per accertare la nostra presenza in azienda. Siamo una troupe televisiva o delle spie del cazzo industriali?
Si entra, per Dio. Il comitato di benvenuto è colorato dai biscotti da te e il profumo del caffè bollente nel termos tutto nostro.
Comincio col mio dovere. Sistemo le Lupo, che sarebbero una marca di riflettori; aggiusto i microfoni agli intervistati e tentenno l'impresa quando ho a che fare con donne belle o brutte che siano. Dovrò superare la fobia di passare per maniaco. Forse perchè lo sono. In realtà mi impongo sempre un'inutile cautela nel maneggiare uno strumento per fissarlo nella tasca del culo di una donna..Confido che con l'esperienza questa insicurezza svanisca. La riflessione si inspessisce al cospetto del fondoschiena di una responsabile che dobbiamo intervistare. Indossa uno di quei pantaloni eleganti attillati e neri che ti invogliano a morderne una chiappa. Le sistemo il microfono. Prima dietro e poi davanti. Gnè.
Dalle nove si giunge alle 14 affamati e con le gambe traballanti per la posizione mai rilassata o seduta dei nostri corpi.
Ho una fame che potrei mangiare un minimarket indiano. Non ci spetta la mensa, noooo.
Ci hanno abbandonati, non siamo più seguiti, fuuuck!
Due minuscoli panini a testa in un ufficio vuoto. In piedi. Uno ha solo pomodoro e mozzarella al suo interno. E' mio! Gli altri hanno il prosciutto. Col cazzo. Scusa, eh!
Le interviste si colorano di spettacolo quando riprendiamo un operaio alle prese con dubbie imitazioni di Celentano, Mike Bongiorno, Villaggio e Bombolo. Si ride. Dentro, però: non siamo mica alla Corrida!
Un altro espone i suoi dipinti a olio con soggetti iconografici di stampo cristiano. Ci dice che il suo idolo è Caravaggio, ma qualcosa risveglia la mia attenzione: ascolta musica gothic e heavy metal mentre pittura! Singolare contando che sarà sulla cinquantina. Gli stringo la mano e mi complimento sinceramente con lui!
E' il turno di un altro che ci presenta le sue sculture in legno anche gradevoli, se non fosse per il suo discorso eterno e privo di senso.
Si ride. Stavolta di più, ma sempre dentro, eh!
Si fanno le 19 e dopo aver copiato le clip sul computer ci si avvia verso casa con la macchinina di italica manifattura, che proprio per questa caratteristica abbiam potuto parcheggiare all'interno del complesso industriale della.. Non posso dirtelo il nome, sorry.
L'autostrada è sfuggevole nella sua promessa di un viaggio senza traffico. Difatti ci sorprende con un ingorgo di milioni di chiometri in prossimità di Certosa. Dentro Milano è anche peggio e piove...Dio, se piove!
Alle 21 e 30 siamo nella redazione di RLT e scarichiamo il materiale con la schiena in frantumi.
Tempo di lasciarsi e di ritirarsi ciascuno nei propri appartamenti. Saluto tutti e mi avvio verso la stazione di Cadorna senza un fottutissimo ombrello che mi protegga da questo attacco metereologico che ha tutte le sembianze di una piaga d'Egitto; La parola zuppo mi balena nel cervello, perchè è così che mi sento, è così che sono!
Sento l'acqua nelle scarpe, la giacca è gonfia di pioggia e mi si appiccica come una fastidiosissima seconda pelle del cazzo!
Ironico, ma non divertente, nient'affatto, cristosanto!
Sono affamato, stanco e bagnato come una vergine sgrillettata da un bazooka. "Aiutatemi", penso. Ma chi diavolo può sentire il mio animo violentato dal tempo e dalla giornata fisicamente dura.
In metro noto una hipster di tenera età con l'aria stanca e vittimista dal vestiario modello zuppa del casale; sai di quelli con calzamaglia a righe colorate, stivaletti in ecopelle, con capelli rossi, treccine e viso così chiaro da somigliare a carta velina? E fa quella faccia lì, come se a vent'anni la vita le avesse riservato piani diabolici e problemi fisicamente impossibili da reggere...Però lei è seduta e io sto ancora in piedi, mannaggia al cazzo! Te li do io le fatiche e gli stress, anna dai capelli swaiss!
Porta Garibaldi. il desiderato deja vù si è avverato. La macchina che stampa istantaneamente i biglietti è ostile. Non trovo la fessura per introdurre le monete. Gliel'avranno cucita a 'sta troia.
Ne provo un'altra: la fessura c'è e digito la parola monza sul terminale con fare oserei dire trionfante. Il treno è ancora vuoto: grazie tante, parte fra 15 minuti.
Chiamo il mio vecchio affinchè mi passi a prendere alla stazione ferroviaria della nostra brianzola città monzese e borghese, ma chissenefrega di com'è Monza. Mi manca, sebbene continui a sostenere che mi trasferirei a Milano ieri.
Mangio una pizza e un dolce al ristorante. Infine Casa. Nubilia. Divano. Tv. Sonno. Buonanotte. Minchia.

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