mercoledì 2 gennaio 2013

Il senso di cupa, magia

Sto per adoperare, mio coredico festeggiatore, una parolina, un aggettivo che con ogni certezza appare per la prima volta nel tuo universe favorito. Una casualità, certo, determinata dall'assenza di occasioni argomentative che fornivano l'eventualità del suo utilizzo; in ogni caso la parola è intarsiato.
Legno, intarsiato.
Legno intarsiato di cui sono composte sedie e tavoli assieme a cassapanche e mobili vari, molto piccoli e minuziosamente lavorati. Inizio, amico mio, ad amare questo invernale stile d'arredamento così caloroso, gnomesco..Rustico.
Mi sono già sparato due volte al cinema "lo hobbit", film che ha risvegliato la mia vena fantasy, nonchè una bramata voglia d'avventura e di magia.
Ho passato un capodanno con ottimi amici, all interno di una taverna equipaggiata di caminetto scoppiettante pieno di legna ardente tagliata dal sottoscritto, e tanto, tanto legno intarsiato. Una casa hobbit anche per il soffitto sorprendentemente basso.
La contea è così suggestiva per il suo realismo immaginario. La considerazione di essa mi spinge talvolta a trasformare la mia abitazione in una casa che rimembri quella di Bilbo Baggins. Proprio ieri mi affaccio alla balconata della mansarda nella tenuta dei miei. Il paesaggio su cui dà la postazione è un fazzoletto di terra che precede il tendone contenente il campo da tennis.
Di notte la pioggia mi offre una scenografia oscurata e cupa, poichè immersa nella nebbia che filtra rumori indistinti di scroscii piovani e animali sinistri che gracchiano minacciosi. Immagina l'innalzarsi del tendone come la sagoma di un gigantesco circo abbandonato. Potrei avvertire il lamento di alcuni morti viventi che emergono dal fango, e non mi stupirei per quanto ciò mi avvolge.
Si sentirebbe l'ululato di una belva troppo grande per essere un lupo, e probabilmente lo accoglierei con gioia, per la matura ispirazione.
Disegno con lo sguardo due occhi rossi luminosi che mi guardano da lontano, lì nel buio, avvolti a stento dalle tenebre. Nel mio immaginario, sento chiamare il mio nome con tono cavernoso. Ovviamente.
Mi ricompongo, e realizzo che la mia umile creatività ha di nuovo volontà di mettersi in gioco, o per lo meno all'opera.
Il che implica il gesto di scrivere, disegnare o dipingere.
Tra gli esagerati complimenti di groupies e ammiratori, c'erano appellativi quali "creatore di sogni" o "fabbricante di emozioni". Lusinghevole, specie se penso che ho amebizzato durante le vacanze natalizie; tuttavia mi piace pensare che mi sono limitato a ponderare sul da farsi, concludendo infine con la mistica visione di un richiamo mitologico, che coredo deve tornare ad esser tale, anzichè adagiarsi sugli allori e le riviste che lo menzionano.
Questo, mio fido scudiero, può essere il barlume dei buoni propositi del nuovo anno.

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