mercoledì 14 marzo 2012

Aneddoto animale


Ho salvato la vita a un animale, che avrei anche fotografato se ce ne fosse stato il tempo.
Sfortunatamente ho dovuto agire freneticamente e con determinazione onde evitare il massacro da parte di un ottuso addestrato cane da caccia.
Puoi ammirare l'antichissima composizione del piumaggio nell'illustrazione che ti fornisco rappresentante un esemplare bellissimo della stessa specie in cui mi sono imbattuto di recente.
Di recente, appunto son lì che lavoro in studio tra storyboards e posta elettronica da controllare. Ricevo una telefonata da mia mamma che decisamente in preda al panico mi implora di raggiungerla entro subito nel bosco, riserva naturale di Camparada.
Scopro di non essere più abituato a correre perchè in genere lo facevo a dorso di uno splendido equino tant'è che prendo una specie di storta alla mia sottile caviglia...
Mi fa male solo se ci ripenso comunque.
Tempo zero arrivo già sospettando un incidente di percorso che possa vedere coinvolti i nostri cani.
Ti estendo un sintetico rapporto, o mio illusionista coredico:
mamma porta a spasso tre dei nostri cani, ma uno di loro addestrato a stanare, fiuta un gruppo di galline intente a razzolare nell'aperta radura brianzola.
Le galline si disperdono e difatti mancano al mio nobile intervento; una creatura, tuttavia risponde all'appello e sembra piuttosto intrappolata dal mio bassotto che la punta prepotentemente saltandole addosso e graffiandola, con l'intento di immobilizzarla mediante il morso.
Trattasi di un esemplare femmina di anas platyrhynchos domesticus. Sì insomma un'anatra domestica dal piumaggio variante tra il rosso il bianco e il nero.
Il tentato omicidio si svolge a tre metri sotto il nostro livello.
In fondo a una scarpata. Per scendere senza rotolare a 100 km l'ora devo sfruttare il perno degli alberi cresciuti lungo il fianco del burrone. Con un ultimo balzo e le mani sanguinanti per colpa di qualche tronco spinoso, giungo a brancare il mio sciocco braccoide in miniatura e noto uno spettacolo della natura.
Avevo letto di comportamenti del genere proprio da parte delle anatre femmine sul libro di Masson, ma viverla dal vero è eccezionale!
La creatura stanata e perseguitata finge di essere morta, per depistare le intenzioni omicide del suo predatore. La scorgo senza vita, come un ammasso di piume a riposo e persino il collo adagiato sulla terra polverosa.
So che non è morta perchè mentre scendevo a salvarla la notavo assumere quella tattica posa. La personale riflessione si rivolge alla logica comportamentale degli animali da fattoria; trovo che se studiata anche un minimo potrebbe innescare in molti uomini l'interesse maggiore a osservarli piuttosto che cibarsene.
Mentre mi allontano col piccolo guastafeste in braccio, contemplo la creatura alata, ma incapace di volare che si ricompone alzando il collo e spiegando le sue lucide piume in un atteggiamento di cessato pericolo.
Chi ha detto che per commuoversi di fronte al divino spettacolo della natura si debba necessariamente assistere a un tramonto africano?

Sticazzi.

C'è quella frase fatta che di tanto in tanto mi fa sorridere con sincera considerazione, ed è: "le piccole cose..Niente è più grande".

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